“Canaletto 1697-1768”

Roma 11 aprile 2018

Non servono titoli altisonanti o giochi di parole. Quando si dice “Canaletto” tutti sanno di cosa stiamo parlando.

Forse per assonanza con il nome di quei canali della laguna veneziana che proprio lui, Antonio Canal, seppe ‘ritrarre’ con insuperata maestria.

Canaletto, Venezia: La Torre dell’Orologio in Piazza San Marco (dettaglio), 1730 circa, The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Missouri. Purchase: William Rockhill Nelson Trust, 55-36. Photo credit: Melville McLea

Oppure perché tanta fu la sua fama, da prestare il proprio nome perfino al nipote suo più dotato, Bernardo Bellotto che in effetti a lungo fu confuso con lo zio.

Certo è che osservare da vicino le vedute dipinte da questo straordinario personaggio del secolo dei Lumi è un’esperienza indimenticabile, nella quale è facile perdersi, tanti e diversi sono i dettagli che compongono le sue animate scene urbane.

La mostra appena inaugurata a Palazzo Braschi è un’occasione preziosa per avvicinare il genio di Canaletto e apprezzarne la lucida chiarezza, la sorprendente maestria e la incredibile capacità di rendere attuale agli occhi del pubblico l’immagine settecentesca di luoghi trasformatisi nei secoli, eppure inconfondibili e di facile comprensione per tutti.

Un fermo immagine che dilata il tempo del racconto pittorico, oltre i confini del quadro, trascinando l’osservatore nel mezzo della scena, tra le voci dei personaggi e lo sciabordio delle acque lagunari.

La mostra “Canaletto 1697-1768” (fino al 19 agosto 2018) presenta al pubblico il più grande nucleo di opere autografe del maestro mai esposto in Italia: 68 tra dipinti, disegni e documenti, inclusi alcuni celebri capolavori.   

In questo modo il Museo di Roma intende celebrare il 250° anniversario della morte del grande pittore veneziano.