Il sentimento della morte

Roma, 13 novembre 2019

Tra i molti gessi esposti in mostra, spiccano quelli riferiti al canoviano Monumento funebre agli ultimi Stuart, provenienti dalla Gypsotheca di Possagno.

Antonio Canova (particolare) Monumento degli ultimi Stuart 1816-1817 gesso, 69x58x12 cm Possagno, Gypsotheca e Museo Antonio Canova, inv. 255

Realizzato tra il 1816 e il 1817, questo cenotafio si trova nella navata sinistra della Basilica di San Pietro di fronte all’altro monumento per così dire ‘di famiglia’, innalzato in onore della regina Maria Clementina Sobieski, moglie di Giacomo III Stuart.

Viene spontaneo, per chi non conosca le vicende di questa dinastia, chiedersi come mai gli ultimi rappresentanti di una famiglia reale di Inghilterra e Scozia siano sepolti nella Basilica di San Pietro. Troviamo risposta nelle vicende biografiche relative ad Enrico Benedetto, duca di York, nonché ultimo della famiglia: questi, fu nominato cardinale da Benedetto XIV nel 1747; nel 1761 divenne vescovo di Frascati e nel 1788 arciprete della basilica vaticana. Fu decano del Sacro Collegio, vice Cancelliere di Santa Romana Chiesa e vescovo di Ostia e Velletri, ma continuò a risiedere a Frascati, dove morì nel 1807. Venne sepolto nelle Grotte vaticane accanto al padre Giacomo III Stuart (The Old Pretender) che compare accanto a lui nel cenotafio canoviano, assieme al fratello maggiore Carlo III.

Fu monsignor Angelo Cesarini, segretario del cardinale Stuart e suo erede universale, a commissionare nel 1810 l’opera a Canova, ma si dovettero aspettare altri cinque anni prima della sua realizzazione.

Estremamente innovativo nell’essenzialità della forma e nella presenza dello stemma araldico, il monumento è tutto raccolto nell’archetipo della porta chiusa e nei due geni alati, veri e propri capolavori di nudo scultoreo. L’iscrizione sopra la porta, tratta dall’Apocalisse di San Giovanni, le tre effigi ritratto e le corone disposte sulla trabeazione - quasi in funzione ornamentale – sono un chiaro richiamo alla dimensione ultraterrena e sembrano alludere alla ricompensa celeste. Non stupisce questo respiro escatologico se si considera la natura cattolica della religiosità degli Stuart, stirpe reale costretta alla fuga e alla rinuncia al trono proprio a causa della fede.

Un altro capolavoro da non perdere al Museo di Roma!