Parlami di te, bella signora
La forma, inconsueta per un quadro da parete, attira anche i più distratti tra i visitatori del Museo. Si tratta in effetti di un sopraporta, un dipinto pensato cioè per essere appeso sopra un passaggio da una stanza ad un'altra in un appartamento nobiliare.
Più basso di un quadro da cavalletto e, quindi, all’apparenza più largo o meglio allungato rispetto agli altri esposti nella sala.
Forse per questo l’occhio lo nota subito, ma non basta uno sguardo per leggere davvero il suo ‘messaggio’.
Eh già, visitando un Museo andiamo sempre tutti un po’ di fretta: vuoi perché abbiamo i minuti contati, vuoi perché ci aspettano altri luoghi da vedere, vuoi infine – ma non è poca cosa – perché il quadro in esame si trova appena all’inizio del percorso di visita. “Se mi fermo troppo adesso” pensiamo “non riuscirò a vedere tutto!”
Eh, amici miei, non avete torto ma neanche piena ragione.
Perché l’arte è un’emozione da vivere a stretto contatto con l’opera; ma soprattutto è un’esperienza da rivivere nel tempo, tornando a riguardare quegli oggetti a distanza di anni. Perché se le opere sono sempre le stesse, siamo noi a cambiare e talvolta in modo così profondo da scoprire particolari che un tempo ci erano sfuggiti.
Provate a guardare negli occhi Girolama Santacroce Conti, ritratta da Pompeo Batoni nel 1759 e oggi esposta nella Sala 4 del primo piano di Palazzo Braschi. E poi scrivete al nostro amico John Staples, sulla sua pagina di Facebook: cosa notate di curioso e stravagante? Cosa vi racconta quel sorriso appena accennato nel volto della giovane donna?
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