Santi in cammino
Pellegrini d’eccezione nel Giubileo indetto da papa Francesco, i due gruppi marmorei del Battesimo di Cristo e dei Santi Pietro e Paolo, scolpiti da Francesco Mochi alla metà del ‘600, tornano finalmente nei rispettivi luoghi di destinazione originaria dopo secoli di vicende a dir poco movimentate.
Entrambi autografi dello scultore toscano, autore della splendida Veronica in San Pietro a Roma e dell’Annunciazione per il Duomo di Orvieto; entrambi non del tutto rifiniti nei dettagli, come avviene per le opere mai messe in posa. E tutti e due destinati a peregrinare per Roma, nei secoli, alternando momenti di gloria a lunghe stagioni di oblio. In principio fu un rifiuto. Quello della famiglia Falconieri che aveva commissionato il Battesimo per la propria cappella gentilizia in San Giovanni dei Fiorentini, e quello dei monaci benedettini di San Paolo f.l.m. che a tal punto non gradirono i Santi Pietro e Paolo da non pagare affatto l’opera allo scultore.
Al Battesimo di Mochi fu preferito quello realizzato da Antonio Raggi, tuttora presente sull’altare maggiore della chiesa dei Fiorentini, di patronato Falconieri appunto; mentre, a seguito della causa intentata dal Mochi al Tribunale del Governatore per ottenere quanto pattuito e in conseguenza del ricorso opposto dai monaci al Tribunale della Sacra Rota, la vicenda dei Santi Pietro e Paolo si trascinò per anni lasciando nel frattempo le due statue a casa dell’artista.
Alla morte di Mochi, nel 1654, le quattro statue giacevano dunque abbandonate nel suo studio, ma non per questo dimenticate dalla vedova dell’artista che anzi si dette molto da fare presso il papa Alessandro VII Chigi e per il tramite del maggiordomo del pontefice, Girolamo Farnese, affinché le venisse riconosciuto il diritto al risarcimento.
Cominciò così il peregrinare dei due gruppi marmorei, nonostante le dimensioni notevoli di entrambi e le evidenti difficoltà derivanti da una loro ricollocazione. Da via Giulia a Ponte Milvio il Battesimo, mentre i Santi Pietro e Paolo andarono a decorare l’ingresso da Porta del Popolo. Alla fine però, tra il 1955 e il 1980, entrambi i gruppi vennero ‘ricoverati’ a Palazzo Braschi, per garantire la tutela e la conservazione delle opere esposte alle intemperie e al traffico di una città sempre afflitta dallo smog.
Oggi, grazie alla unione di intenti fra il MiBACT (attraverso la Soprintendenza territoriale), Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina e il Museo d’Arte Sacra di San Giovanni dei Fiorentini, nasce un’operazione sinergica di valorizzazione della cultura a Roma: riportare nei luoghi deputati le quattro statue colossali barocche, per restituirle alla sede originaria, facendo loro ripercorrere una sorta di cammino a ritroso nel tempo.