Miracoli quotidiani
C’è chi nota per prima la cesta in primo piano, ricolma di oggetti vari buttati dentro alla rinfusa eppure carichi di sensazioni tattili: morbide le stoffe impregnate di acqua, lucente e ruvida la tazza in ceramica, caldo il colore del rame.
Altri si accorgono subito dell’acqua in basso, tra i piedi degli astanti, a lambire le stoffe ed i lenzuoli; ma sono in molti invece a non accorgersene affatto a prima vista. Che stranezza, direte voi, e non sbagliate.
Perché il quadro di Pierre Hubert Subleyras, San Camillo de’ Lellis soccorre gli ammalati (1746) è un concentrato di stimoli visivi e di suggestioni sensoriali, dalla vista al tatto all’udito perfino, che confondono l’occhio e rapiscono l’attenzione del riguardante, trasportandolo di qua e di là all’interno della scena.
Si è come travolti dalla morbidezza del segno e dai tenui colori di una tavolozza essenziale nei toni del grigio e del beige, solo interrotti dal rosso della blusa di un personaggio chino in primo piano, che volge lo sguardo altrove. Già, ma dove?
Perché è esattamente quel rosso a guidarci oltre il gesto fugace che nasconde il volto e accresce in noi la curiosità. Ci guida in alto, verso il corpo di un uomo portato in salvo a spalla da un religioso - come dimostra l’abito talare che indossa – per nulla agitato dal livello dell’acqua che cresce sensibilmente sotto i suoi occhi. È lui il Santo, Camillo de’ Lellis, impegnato come ogni giorno nell’assistenza ai malati e agli infermi ricoverati nell’ospedale di Santo Spirito a Roma.
Ogni gesto è condotto con la sapienza e la professionalità di chi conosce la malattia e gli strumenti per lenire il dolore, del corpo e dell’anima. Ogni singolo movimento nel quadro esprime la calma e la fiducia nell’aiuto divino che non cessa di venire in soccorso, neppure in caso di calamità naturali come quella di un’alluvione del Tevere.
E la Misericordia si veste di abiti semplici e dimessi, di stracci bagnati e di scodelle sbeccate, per rimarcare la forza di una santità molto terrena, vissuta senza enfasi né clamori ma a tutti manifesta in questi umili miracoli quotidiani.