Unica e inconfondibile: piazza Navona nel tempo
Si comincia dalla prima Sala, anzi dalla prima opera che si vede salendo gli ultimi gradini dello Scalone monumentale, al secondo piano. Piazza Navona è lì, davanti ai nostri occhi, tutta riassunta nello slancio ipertrofico dell’obelisco della Fontana dei Fiumi dipinta nel quadro sulla parete di fondo nella Sala.
Impossibile confondersi. Anche chi non conosce la storia, della fontana e del papa che la fece costruire, o il nome di Gian Lorenzo Bernini che la progettò, ritrova quell’oggetto scultoreo straordinario che ha appena lasciato al centro della piazza, fuori del museo, nel quadro che ha di fronte a sé.
Comincia qui, da questa immagine dipinta e dall’apertura virtuale su un cielo azzurro, al centro del soffitto, un viaggio nel tempo attraverso i quadri esposti nelle Sale del secondo piano. Ed è curioso constatare quanto sia cambiato l’aspetto di piazza Navona a seguito delle grandi trasformazioni operate dalla famiglia di Innocenzo X Pamphilj alla metà del Seicento. Prima di allora, la piazza era il luogo del mercato ortofrutticolo a Roma, ritrovo di mercanti e venditori, spazio sfruttato dai teatri all’aperto per intrattenere il pubblico, come si vede chiaramente in un quadro di anonimo pittore nella Sala 4.
E poi nella grande tela esposta in Sala 7, con la Giostra del Saracino nel Carnevale del 1634, dove gran parte della piazza è occupata dal recinto degli spalti e dalle macchine di scena per il festeggiamento voluto dalla potente famiglia Barberini.
Filippo Gagliardi, atribuido (1606 c. - 1659)
Andrea Sacchi (Nettuno 1599 - Roma 1661) Filippo Gagliardi (Roma 1606/08 – 1659) Vincent Leckerbetien detto Manciola (Anversa 1595 - 1675)