Chi ha scoperto l’intruso?
Roma, 26 giugno 2019
Nel dipinto che abbiamo pubblicato la scorsa settimana, a firma di Vincenzo Marchi e raffigurante l'entrata di Pio IX in San Pietro in processione solenne in occasione della festa del Corpus Domini, compare sulla destra un arazzo che oggi si conserva in Pinacoteca Vaticana, precisamente nella Sala di Raffaello.
L’iconografia è quella dell’Ultima Cena e il modello è senza ombra di dubbio quello leonardesco.
L’arazzo arrivò in Vaticano già nel 1533, come dono di Francesco I a Papa Clemente VII in occasione del matrimonio tra Caterina de’ Medici ed Enrico II, figlio di Francesco I, celebrato il 28 ottobre di quell’anno. Un’attenta lettura iconografica ha permesso tuttavia di retrodatare l’arazzo, collegandolo alle persone di Luisa di Savoia e di suo figlio Francesco I.
Dallo stemma, pertinente alla tessitura e che prima dell’ultimo restauro conservativo condotto dal laboratorio dei Musei Vaticani si pensava fosse un’aggiunta, si comprende che il tappeto era stato realizzato dopo il 1515 e più precisamente alla fine del 1516, quando Leonardo da Vinci era già ad Amboise. Non sappiamo chi sia l’autore dell’arazzo, né dove esso sia stato realizzato, ma una serie d’indizi ci permettono di non escludere l’ambiente leonardesco.
Dal 6 giugno l’arazzo vaticano è esposto nel Castello di Clos Lucé, all’interno della mostra «La Cène de Léonard de Vinci pour François Ier, un chef-d'oeuvre en or et soie», allestita per i 500 anni dalla morte di Leonardo, avvenuta proprio in questo castello nei pressi di Amboise.