La forma dell’idea

Non c’è piacere più intenso, per chi ami il talento e l’evoluzione del pensiero artistico all’interno della mente umana, di quello procurato dall’osservazione dei disegni autografi dei grandi pittori, scultori o architetti.

Anzi, proprio di questi ultimi possiamo dire che la proiezione a mano libera su un foglio di carta dei progetti poi realmente costruiti, rappresenti una trasposizione immediata e senza filtri dell’idea primigenia, di quella scintilla che ha acceso la fantasia e il sogno di vederla realizzata; quasi una trasmissione diretta del più recondito sentire e dell’intima personalità dell’autore.

Così avviene, in effetti, con i disegni autografi di Francesco Borromini conservati a Vienna, presso la Biblioteca Albertina. Ma se davanti agli occhi si ha addirittura la proiezione tridimensionale di quell’idea, se lo spazio immaginato e misurato con la passione del genio prende forma e volume di fronte a noi, allora l’emozione si vena di febbrile entusiasmo e di innocente stupore. Nel plastico di palazzo Pamphilj a piazza Navona, conservato al Museo di Roma, i profili delle cornici, lo sguincio di un finestrone o la curva di una trabeazione ci raccontano di un processo creativo che ha avuto alla fine esiti diversi, ma che Borromini aveva pensato e misurato proprio così. E non resta che ‘ascoltare con gli occhi’ questo discorso non detto, cogliendone le sfumature e gli accenti che ci riportano alla sigla inconfondibile del maestro ticinese; non senza un velo di malinconica curiosità per tutto ciò che il suo talento, pur prolifico, non riuscì comunque a tradurre in spazi per noi percorribili.