Tra palco e realtà
Roma, 2 maggio 2018
Forse la cosa più importante - tra le molte a dire il vero - della mostra su Canaletto allestita a palazzo Braschi è la possibilità offerta ai visitatori di sostare davanti ai quadri e soffermarvi lo sguardo per un tempo un po’ più lungo del consueto.
Siamo sempre così di corsa, indaffarati o stanchi, accaldati o insofferenti! Dite la verità: non è così? Si finisce quindi per dedicare davvero troppo poco tempo alle opere esposte in una mostra. Vuoi perché le sale sono talmente piene di opere, da non sapere dove indirizzare l’occhio; vuoi per la presenza troppo numerosa (e spesso rumorosa) del pubblico, è indubbio che visitare una esposizione temporanea rappresenti non di rado un vero stress.
Non è così per questa mostra. Le ampie sale del settecentesco palazzo Braschi accolgono con fasto discreto le opere coeve del pittore veneziano, in un dialogo serrato eppure arioso, ricco di aperture solari sui cieli e di intensi tocchi di luce e colore.
Così, finalmente, la veduta ottiene il suo pieno riconoscimento e la mente viene trasportata fin dentro la tela dipinta, evocando suoni e profumi inconfutabilmente lagunari.
È una Venezia che tutti conosciamo, quella dipinta da Canaletto, perché è l’idea della città ad essere ritratta, il volto immutabile di una ‘bella signora’ che appartiene al nostro immaginario, quale che sia la nostra storia e provenienza.
Per questo Canaletto piace. Come seppero ben comprendere i committenti inglesi (e non solo) del maestro, che per primi ne decretarono il favoloso successo commerciale.
Cosa aspettate a venire anche voi?