La festa in piazza
(sale 5 – 6 – 7)
Tra tutti i temi che descrivono l’immagine di Roma tra Sei e Ottocento, il più noto e certamente il più connaturato alla politica del consenso promossa dai Papi è quello della festa, in tutte le sue declinazioni. Dalla cerimonia religiosa alle mascherate del Carnevale, dai tornei cavallereschi al gioco delle bocce, dalle entrate trionfali di illustri personaggi politici al saltarello ballato in piazza dalle contadine di ritorno dalla vendemmia.
Seguendo la tradizione classica dei trionfi degli imperatori, il “possesso papale” – cioè il corteo che accompagna il papa appena eletto dal Vaticano al Laterano – si snoda all’interno della città seguendo un itinerario preciso e ben studiato, che lambisce i luoghi più significativi della storia di Roma.
Ma ogni occasione è buona per fare festa e non occorrono palchi e teatri, perché è la città stessa a fornire quinte spettacolari e scenari di sicuro impatto emotivo. Basti pensare ai resti dell’antichità classica o ai monumenti della cristianità, con le piazze e gli obelischi a fare da proscenio.
Così Roma diviene quel “gran teatro del mondo” di cui narrano le fonti e che scopriamo nelle molte incisioni di corredo ai progetti di architetti, scenografi e letterati chiamati a inventare straordinari apparati effimeri di sicuro effetto e duratura memoria.
Felici soluzioni che molto spesso si trasformeranno in architetture stabili e durature, contribuendo non poco all’affermazione del gusto e della sensibilità del Barocco.
Roeland Van Laer (Haarlem 1598 - Genova 1653/40)
Adrien Manglard (Lione 1695 - Roma 1760)
Vincenzo Morani (Polistena 1809 - Roma 1870)
Luigi Garzi (Pistoia 1638 - Roma 1721) / Carlo Maratti (Camerano, Ancona 1625 - Roma 1713) / Pier Francesco Garoli (Torino 1638 - Roma 1716)
Nicola Michetti (Roma 1675 – 1758)