Occhi negli occhi
Lasciarsi catturare da uno sguardo. È una possibilità, tra le molte che si prospettano a chi entra in un museo per la prima volta, quasi a cercare un ‘incontro’ emotivo che ci guidi nel percorso di visita.
Non è un mistero, infatti, che sia più facile entrare in relazione con un ritratto piuttosto che con una natura morta o una veduta; a patto però che quel ritratto ci ‘dica qualcosa’ con gli occhi.
Provate allora a seguire il nostro itinerario.
Nella Sala 1 del Museo c’è il nostro testimonial, il viaggiatore per antonomasia, l’aristocratico irlandese in visita in Italia durante il suo Grand Tour: John Staples. Il sorriso pacato e l’eleganza della postura indicano il rango e il benessere della condizione del giovane uomo, non ancora quarantenne. Non mostra alcuna fretta e sembra anzi aspettare da noi un commento, una domanda. Se volete potete rivolgervi direttamente a lui su Facebook, alla pagina: www.facebook.com/john.staples.7186
Nella stanza accanto, la Sala 10, Girolama Santacroce Conti siede alla toletta e ci guarda, mentre tiene in mano una delle sue amate collane di perle. Concedetevi qualche attimo in più, rispetto ad un veloce sguardo e non fatevi incantare dalla freschezza del volto, quasi anonimo a prima vista. Vi accorgerete presto delle sue gote accese di rossore e della vivacità degli occhi, come a cercare i nostri. E quanti oggetti intorno a lei! Non c’è forse qualcosa di nascosto sotto quel panno bianco alla sua destra?
Per saperne di più.
Subito dopo, nella Sala 11, non perdetevi lo sguardo compiaciuto del cardinale Giovan Francesco Ginetti, esempio plastico del potere nella Roma papale. La morbidezza della serica mozzetta rossa dialoga con il merletto della manica e con la straordinaria verosimiglianza della mano che tiene in bella vista una missiva. Colto e risoluto, ricoprì diverse cariche e fu anche tesoriere generale e prefetto di Castel Sant’Angelo. Porta con disinvoltura i suoi 55 anni, non vi pare?
Nella stanza seguente, Sala 12, è ancora una donna a chiamarci con lo sguardo. Un ritratto di famiglia, quello dipinto da Giuseppe Bartolomeo Chiari, con al centro la moglie Lucrezia Damiani. Il volto è giovane e ancora fresco, ma sembra di cogliere un velo di stanchezza nei suoi occhi. Dipenderà certo dal fatto di aver affrontato nove gravidanze, sebbene soltanto i tre figli qui ritratti sopravvissero. Certamente lo status sociale raggiunto grazie alla fama del marito pittore deve aver in parte ricompensato le fatiche di Lucrezia, rappresentata come una Madonna con Bambino in questo quadro, regalandole peraltro una indubbia agiatezza economica, a giudicare dal croquet d’oro e perle al centro del corpetto.
Senza parrucca, il foulard annodato con disinvolta leggerezza sul davanti, il pittore Stefano Tofanelli ci guarda fisso negli occhi, nel ritratto di gruppo con la sua famiglia (sempre in Sala 12). L’ovale dipinto sulla destra rappresenta il suo maestro e guida artistica, Bernardino Nocchi, cui anche il giovane Agostino fratello di Stefano guarda con interesse. Alle spalle del gruppo l’anziano padre Andrea. Ciò che colpisce maggiormente è la compostezza del gesto del pittore e la verosimiglianza del tratto fisionomico, certamente ottenuta mediante uno specchio nel quale riflettere la propria immagine durante l’esecuzione della tela.
Pompeo Girolamo Batoni (Lucca 1708 – Roma 1787)
Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio (Genova 1639 - Roma 1709)
Giuseppe Bartolomeo Chiari (1654 – Roma 1727)
Stefano Tofanelli (Nave, Lucca, 1752 - Roma 1812)