Se il gioco è una cosa seria
Immaginate un luogo (e un tempo) in cui come per magia si incontrino tutti assieme Carla Accardi e Burri, Consagra, Primo Conti e Carrà, Campigli, Capogrossi, Cagli, Fautrier e Cocteau, Carlo Levi e Guttuso, Prampolini, Fausto Pirandello e altri grandi artisti del ‘900.
Adesso rimpicciolite quel luogo fino a farlo entrare nel palmo di una mano o in una scatola di sigarette.
Questa è stata la scommessa di Paola Masino (1908-1989) scrittrice anticonformista e intellettuale coltissima, amante dei giochi di carte: poker, pinnacolo (assieme al marito Massimo Bontempelli), scopone (passione condivisa con Pirandello) e assidua frequentatrice di letterati, musicisti e pittori, italiani e stranieri. Nacque così in lei l’idea di collezionare mazzi di carte da gioco ‘molto speciali’, perché ogni singola carta è un unicum, un piccolo capolavoro artistico commissionato a un artista secondo un preciso criterio distributivo che è registrato su un quaderno (presente in mostra) e in meticolose liste redatte con i nomi degli “incaricati” e le corrispondenti carte da gioco “commissionate”. La mostra espone anche le lettere dei pittori alla collezionista, fotografie e varie edizioni dei libri della Masino, oltre a una serie di scatole di sigarette utilizzate come contenitori delle carte dipinte e di due mazzi di carte commerciali autografate da celebri musicisti, letterati e attori.
Entrate nelle salette al piano terra di Palazzo Braschi (ingresso gratuito con il biglietto della mostra Artemisia Gentileschi e il suo tempo) e scegliete una carta, quella che più vi piace o che vi attrae inspiegabilmente.
Perché in fondo il fascino delle carte è sempre stato quello di attirarci a sé, dandoci l’illusione di essere noi a pescarla.
I pittori del ’900 e le carte da gioco. La collezione di Paola Masino