Giuditta, la vedova scaltra

Torna anche domani, alle 17:00, la replica di un appuntamento del ciclo Artemisia e le altre, come sempre all’interno della mostra ospitata al primo piano di Palazzo Braschi.

Parleremo ancora di lei, Giuditta, l’Eroina per eccellenza, che l’iconografia ci ha consegnato come portatrice di una testa mozzata di uomo, dentro un cesto oppure un sacco intriso di sangue.

Giuditta è una vedova che si trasforma in attraente donna, in grado di conquistare gli sguardi degli uomini, come dice la Bibbia (Giuditta 10, 3-4) ed è quindi un inganno dell’apparenza a rendere possibile il compimento della Giustizia, giocando proprio sulla fragilità degli uomini e sulle false certezze di cui ci nutriamo. Poi c’è l’orgoglio e la protervia di Oloferne, feroce generale dell’esercito assiro, a completare il miracolo.

Il piano di Giuditta è semplice e spietato, come il taglio in due tempi della testa di Oloferne, riverso sul letto in preda al troppo vino bevuto a cena.

Pochi gesti, di straordinaria forza, accompagnano la grazia del corpo femminile e il suo incedere sicuro nell’allontanarsi dalla tenda del nemico.

Come hanno descritto i pittori una storia così densa di stimoli visivi e di significati nascosti? Quali elementi hanno scelto, tra i tanti a disposizione, per raccontare l’episodio biblico e comunicarne il messaggio profondo?