Dipinti XVII e XVIII sec.
Il Museo di Roma raccoglie circa 800 dipinti di autori italiani o stranieri operanti nella città tra il XVII e il XVIII secolo. Tra questi notevole interesse riveste la serie di grandi tele seicentesche raffiguranti occasioni festive e avvenimenti storici, commissionate dalle famiglie romane protagoniste della vita politica e culturale dell'epoca come il "Torneo nel cortile del Belvedere" che si svolse il 5 marzo 1565, per le nozze tra Annibale Altemps e Ortensia Borromeo, commissionato all’inizio del Seicento dai Mattei, o La Giostra del Saracino, dipinto da Andrea Sacchi per celebrare il torneo organizzato da Antonio Barberini, per il Carnevale del 1634, in onore della visita del principe polacco Alessandro Wasa. Molto noto è il dipinto di Andrea Sacchi e Filippo Gagliardi, raffigurante un altro spettacolo grandioso allestito a Palazzo Barberini per Cristina di Svezia, durante il Carnevale del 1656.
Un cospicuo nucleo di quadri provenienti dalla collezione Rospigliosi, dipinti alla metà del Settecento da Giuseppe Bottani, John Reder e Adrien Manglard, illustrano personaggi della famiglia, feste, spettacoli, attività legate ai cicli stagionali che si svolgevano nei giardini delle due residenze della famiglia, al Quirinale o all'Esquilino, oppure nei possedimenti di Maccarese, Zagarolo o della Magliana. Altri dipinti del Settecento alludono ad episodi storici importanti come due grandi tele di Alessandro Piazza che illustrano l'arrivo a Napoli e il ritorno al Quirinale di Carlo Barberini, protagonista di una delicata missione diplomatica a Napoli presso il Filippo V di Spagna nel 1702; oppure due dipinti di Pier Leone Ghezzi, del 1727, relativi all'elezione di due cardinali durante i pontificati di Innocenzo X e Clemente XI. Rari documenti sul breve periodo della Repubblica Giacobina a Roma sono due olii su tavola di Felice Giani che descrivono le complesse scenografie, ispirate a monumenti classici, erette a Piazza S.Pietro e a Ponte S. Angelo, nel 1798, per la Festa della Federazione.
Vari dipinti di soggetto religioso esemplificano momenti importanti della cultura figurativa romana tra Sei e Settecento. Tra questi uno stendardo processionale della confraternita delle Stimmate di S. Francesco attribuito a Guido Reni (proveniente dalla collezione Chigi), il S.Giacomo Minore di Carlo Maratta facente parte del ciclo dei Dodici Apostoli dalla collezione Barberini, il S. Bernardo in adorazione davanti agli strumenti della passione, attribuito a Pier Francesco Mola e a Gaspar Dughet, autore dell'ampio paesaggio sullo sfondo e il piccolo dipinto raffigurante il Sangue di Cristo, quadro di devozione appartenuto a Gian Lorenzo Bernini e a lui stesso attribuito Tra i dipinti di soggetto sacro del Settecento si ricorda la tela di Pierre Subleyras raffigurante S.Camillo De Lellis che mette in salvo i malati dell'ospedale Santo Spirito durante l'inondazione del Tevere del 1598, commissionato per la canonizzazione del Santo nel 1746.
Sufficientemente ricca è la serie di ritratti di nobili, pontefici e prelati dipinti da Giovanni Battista Gaulli, Carlo Maratta, Ottavio Leoni, Pierleone Ghezzi, Pompeo Batoni. Di quest'ultimo si ricorda anche un ritratto di John Staples, tipica immagine del Gran Tour, in cui il nobile viaggiatore amava farsi ritrarre sullo sfondo delle antichità della capitale. Notevoli sono alcuni autoritratti e ritratti di artisti tra cui quello di Giovanni Battista Piranesi dipinto da Pietro Labruzzi, l'autoritratto di Antonio Canova, l'autoritratto di Stefano Tofanelli.
Consistente è la rappresentazione della città e dei dintorni con immagini di chiese, basiliche, piazze, palazzi, rovine antiche, vedute fantastiche, paesaggi con scene di genere, bambocciate tra cui si segnalano le opere di W. Van Nieulandt, Roeland Van Laer, Franz Franken, Johannes Lingelbach, Jean Miel, Viviano Codazzi, Gaspar Van Wittel, Paolo Anesi, Louis Ducros.
Isolati documenti relativi alla grande stagione della decorazione neoclassica a Roma sono tre dipinti di Gavin Hamilton con storie di Elena e Paride, provenienti dalla sala omonima di Villa Borghese per la quale furono realizzate nel 1786.