Crescere al Museo
Roma, 20 febbraio 2019
“L’arte vive. L’arte è libera!”
Una bella frase, non trovate anche voi? Specialmente se a pronunciarla è una ragazza di sedici anni, a compimento di una settimana di esperienze formative all’interno di un Museo. Forse è proprio questo il senso dei progetti portati avanti con gli Istituti scolastici nell’ambito della cosiddetta ‘Alternanza scuola lavoro’.
Non sono infatti le competenze specifiche a venire sedimentate nei giovani – cosa peraltro assai difficile da immaginare in un lasso di tempo limitato a una o due settimane di lavoro – quanto piuttosto la capacità di sviluppare un senso critico nell’osservazione e nel ragionamento di fronte a manufatti e oggetti artistici.
Vivere esperienze tattili, toccando opere scultoree sotto la guida di un facilitatore mentre si è bendati e quindi privi momentaneamente della vista; ascoltare il racconto di una vicenda amorosa ambientata in un luogo distrutto dalle demolizioni di fine Ottocento a Roma, trascrivendo sul piano emozionale il sentimento della perdita per un patrimonio ed un contesto urbano per sempre cancellati.
E poi osservare per un tempo prolungato - e vorrei dire quasi inimmaginabile fino a qualche giorno prima – un’opera pittorica, fino a farci penetrare dal suo racconto nascosto dentro particolari che sono sotto gli occhi di tutti, ma che in pochi hanno notato.
Sono tutte esperienze trasformative, cioè migliorative della conoscenza di noi stessi, dei nostri limiti e delle potenzialità che potremo sviluppare nel tempo, non solo davanti ad un’opera d’arte ma nella vita.
Questo è il nostro messaggio e l’intento con cui accogliamo da quattro anni i ragazzi liceali, imparando da loro non meno di quanto loro apprendano da noi. Perché l’arte è soprattutto condivisione.