Ma cos’è questa Psiche?
Roma, 13 marzo 2019
Vi ricordate l’Antologia di Spoon River dello statunitense Edgar Lee Masters? O forse è più vivida in voi la poetica versione musicale che ne fece Fabrizio De Andrè nell’album Non al denaro non all’amore né al cielo (1971)?
Il senso di quella storia è comunque racchiuso nella geniale idea di dare voce a chi non può parlare, in quanto trapassato, consentendogli di dire cose che in vita non ha potuto o voluto dire. Una contro-storia di fatti e di vicende personali taciute, incomprese, mistificate.
La fantasia e la licenza poetica volano alte, oltre ogni immaginazione: questo è il segreto.
Ed è tuttora valida quella intuizione felice.
Quante cose non dette si nascondono tra le rughe di un volto? Quali segreti adombrano gli sguardi di personaggi immortalati nel marmo o in pittura?
Su questa linea di ragionamento si sono mossi i ragazzi del Liceo Socrate, al termine delle due settimane di Alternanza scuola lavoro al Museo di Roma.
Vestendo i panni di alcuni dei personaggi ritratti da Pietro Tenerani ed esposti in una sala al secondo piano, hanno immaginato di incontrarsi nel salotto romano di una aristocratica signora proprio il giorno in cui il Maestro presentò la statua della Psiche svenuta.
Entrando nel personaggio e incarnandone l’attitudine psicologica, ognuno di loro ha scritto una strofa di ‘ballata’, intervallata da un ritornello in cui a parlare è proprio la modella che posò per Tenerani nella Psiche, la giovane e affascinante Vittoria Caldoni.
Ne è scaturito un fiume di pensieri e di emozioni al tempo stesso personali e storicamente plausibili, che possono ben rappresentare il senso del Museo e l’importanza del suo patrimonio artistico in chiave di attualità.
Continuate a seguirci sul web e vi faremo leggere questa originale “ballata”.