Colossale. Il ritorno dei gruppi scultorei di Francesco Mochi
Grazie alla unione di intenti fra il MiBACT (attraverso la Soprintendenza territoriale), Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina e il Museo d’Arte Sacra di San Giovanni dei Fiorentini, nasce un’operazione sinergica di valorizzazione della cultura a Roma.
Roma è la città del “Colossale”, una dimensione diversa da quella umana che vive in parallelo una storia unica, oggi quasi ignorata.
Nei secoli, dal Colosso di Nerone agli obelischi, sono state innalzate e spostate opere enormi e realizzate architetture fuori scala che hanno per sempre segnato la percezione di Roma come città di proporzioni “fuori dall’umano”.
L’abitante e il visitatore si rendono conto di queste dimensioni fuori scala solo quando si avvicinano ai giganti di marmo e hanno poca consapevolezza di quanto queste opere, così possenti e “statiche” possano avere cambiato la loro posizione più volte e in tempi anche recenti.
L’intento del progetto nasce da questo: considerare quattro statue colossali barocche, che devono essere spostate dalla loro ultima collocazione e cogliere l’occasione per restituirle alla sede originaria, facendo loro ripercorrere una sorta di cammino a ritroso “a rebours”.
L’autore di queste opere portentose è Francesco Mochi, uno dei più grandi maestri della scultura del primo barocco.
Mochi realizzò un meraviglioso Battesimo di Cristo fra gli anni Trenta e Quaranta del Seicento per l’Altare maggiore di San Giovanni dei Fiorentini ma per diverse ragioni finì in un primo momento a Palazzo Falconieri a Via Giulia per essere poi collocato sulla Piazza di Ponte Milvio nell’ambito dei lavori diretti da Giuseppe Valadier (1805).
L’artista realizzò le statue di San Pietro e San Paolo, pensate per affiancare il ciborio di Arnolfo di Cambio a San Paolo fuori le mura. Anche queste non furono collocate definitivamente nella sede per la quale erano state concepite, ma furono acquistate da Papa Alessandro VII Chigi e collocate su Porta del Popolo nel 1658, riallestite da Bernini per far sì che i due santi protettori di Roma accogliessero i pellegrini dall’ingresso principale della città.
Nel ventesimo secolo (1955; 1980) queste quattro opere furono rimosse e ricoverate nell’androne di Palazzo Braschi, per preservarle dagli agenti atmosferici.
L’occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia è parsa propizia per procedere a un progetto di restituzione dei gruppi scultorei a luoghi più prossimi al loro contesto originario, avviando contemporaneamente una valorizzazione dell’atrio di Palazzo Braschi più coerente con la storia dell’edificio.
Un’operazione di ricontestualizzazione reale e “ideale” che propone innanzitutto una collocazione più idonea dei gruppi scultorei, ma anche un confronto diretto fra le opere e i luoghi per cui erano state realizzate offrendo una lettura corretta altrimenti compromessa.
Il progetto, a cura di Lucia Calzona, Simone Ferrari e Federica Pirani, si inserisce nel già avviato dialogo fra Museo di Roma e Museo di San Giovanni dei Fiorentini (diretto da Monsignor Luigi Veturi) sotto la supervisione della Soprintendenza MiBACT, istituzioni nate per il recupero di opere d’arte decontestualizzate provenienti dal territorio della città.